Come ben sappiamo, agli shar-pei può capitare che, a causa dell'abbondanza di pelle sul viso, il bordo delle palpebre si rigiri verso l'interno dell'occhio. Tale disturbo prende il nome di entropion (negli ultimi anni una rigida selezione ha fatto si che questa problematica si verifichi sempre meno frequentemente).
Compiuti 15gg circa, i cuccioli aprono gli occhi per la prima volta ma, spesso, pochi giorni dopo li richiudono a causa del fastidio per l' irritazione causata dallo sfregamento delle ciglia sulla cornea.
Proprio per questo motivo, intorno ai 25gg dalla nascita, ai cuccioli vengono applicati sulle palpebre dei punti di sutura per estrofletterle. Questa tecnica prende il nome di tacking e serve per evitare che si creino ulcere oculari. Inoltre aiuta il muscolo delle palpebre a lavorare, infatti, nella maggior parte dei casi scongiura il rischio di operazione in età adulta.
Comunemente un' unica applicazione è sufficiente ma, può succedere che, nei cuccioli particolarmente rugosi, il tacking vada effettuato più volte durante i primi mesi di vita.
ATTENZIONE:il filo di sutura deve essere ruvido, la pelle dello shar-pei è molto fragile e tende a lacerarsi facilmente, un filo di sutura liscio la taglierebbe rendendo inoltre inefficace il punto.
Quando se ne va un cane, se ne vanno lembi della
nostra pelle e restano peli attaccati ai maglioni. E l'impronta della testa e del muso nel concavo della nostra mano si leggerà al mattino e alla sera, la voce dell'abbaio e la coda
freneticarimbomberanno nel
vuoto del nostro rientro incredibilmente silenzioso, senza ticchettio delle unghie sul pavimento né ululati di gioia. E tutto tornerà in mente, i prati verdi dei parchi, le impronte sulla neve,
le zampe sott'acqua che ci nuotano accanto. I bastoni lanciati, la sabbia nelle orecchie e nel naso, la conca sui cuscini del divano.
Quando se ne va un cane, la ciotola rimane lì, e il guinzaglio è appeso inerte. Ci si guarda tra i piedi mentre si cammina in cucina, e non c’è più il guaito di una coda pestata per sbaglio. Ci
si sente defraudati e spersi, e muti. Per quello poi si chiacchiera a vanvera, di cose che non ci importano granché, purché ci distolgano dall'assenza del corpo caldo e peloso sdraiato e
addormentato sulle nostre scarpe mentre guardiamo il telegiornale.
Quando un cane se ne va, piangiamo sangue, senza ritegno né controllo. Senza l'ambivalenza di ciò che conserviamo alla morte di un amato umano, carica di conflitti e litigi, tormento e passione
di una vita intera. Conosciamo, al contrario, la purezza. La purezza del cane che se n'è andato resta invece in noi, ce l'ha offerta sempre senza esitazioni, regalata senza pause, contenuta nel
suo sguardo infinito, dolcemente vellutato, costantemente vigile che non si è mai abbassato incrociando i nostri occhi...
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